Terapia occupazionale

il focus
Il focus è “il fare”, e quindi l’attività come mezzo o fine per raggiungere gli obiettivi.
Quest’ultimi si stabiliscono insieme al paziente, dopo aver svolto una valutazione dettagliata delle principali aree occupazionali della persona in relazione al suo ambiente di vita.
“Quando alla mattina apriamo gli occhi e scendiamo dal nostro letto iniziamo a fare e continuiamo a fare durante tutto il corso della nostra vita perchè “il nostro fare coincide con la nostra vita, con ciò che siamo, ciò che diventiamo”, disse una studentessa del primo anno del corso di laurea in terapia occupazionale.
Il tipo di intervento può essere focalizzato sulla ricerca di strategie/adattamenti per permettere ai pazienti di migliorare la partecipazione nel prendersi cura di sé (lavarsi, vestirsi e mangiare), o sulla valutazione di ausili, come la carrozzina, per migliorare l’autonomia negli spostamenti all’interno e all’esterno dell’ambito domiciliare, o ancora sullo svolgimento di attività come hobby/interessi della persona che ha perso la motivazione nell’essere soggetto attivo della propria vita.
essere nel fare
a cura di Julie Cunningham Piergrossi
In terapia occupazionale il qui ed ora dell’azione terapeutica parte sempre dall’altro, da come è il paziente in quel particolare momento, dal suo stato affettivo: egli viene portato a scegliere tra attività note e significative, che, opportunamente graduate, in base al suo livello funzionale, gli consentono di provare efficacia sull’ambiente, di sperimentare gratificazione e senso di successo.
Questo processo psichico permette un funzionamento globale della persona, lavora sul senso d’identità e sull’autostima. La scelta, inoltre, attiva un costante meccanismo di soggettivazione e di individuazione rispetto all’altro, all’interno della nascente relazione.

testimonianze
IMPRESSIONI DI TERAPIA OCCUPAZIONALE DI NICOLA PENSA
“La terapia occupazionale, o T.O. Che si voglia, è stata molto importante per il mio recupero psicofisico dopo aver sofferto di un forte trauma cranico dovuto a un incidente stradale. La particolarità e la bellezza di queste sedute di terapia è il fatto che siano state incentrate sulla mia persona andando oltre il livello fisico: sono stati svolti esercizi di recupero basati sulle mie passioni e interessi, come ad esempio, il leggere libri per poi scriverne un riassunto ravvivando così la mia mente, il disegno e la creazione a mano di oggettistica di carta pesta hanno acceso la mia creatività, l’esporre foto di miei vecchi viaggi e scriverne un ricordo hanno rafforzato la mia memoria, la cucina e il piantare fiori nell’aiuola fuori la sala di terapia, invece, hanno generato nuovi hobby facendo trascorrere in maniera proficua, oltre che divertente, le ore di ricovero.
Sarò sempre grato alla Terapia Occupazionale svolta con la dr.ssa Alessandra poiché è stata in grado di farmi ricordare com’è la vita al di fuori della riabilitazione, il riaccendere passioni che, dopo il trauma, sembravano sopite e, per mezzo di queste, aiutarmi in un lungo e difficile recupero.”

TERAPIA OCCUPAZIONALE per MARINA TURRA
“Per i più l’espressione suscita curiosità e merita almeno un’indagine conoscitiva. Che cosa sarà mai, di che cosa si occuperà, che tipo di fisioterapia si farà? Poi in fondo ad un corridoio si apre una porta, collocata in una leggera rientranza rispetto alla parete e…un letto, il profumo del caffè, alcune sanseverie e degli aghi da maglia! Un piccolo “mondo” a misura di “carrozza” (come le chiamano qui in modo elegante) o di chi necessita di stare seduto a lungo o non può contare ancora su forza e resistenza degli arti.
Ma come? Si viene qui per l’ora del the? Si fa cromoterapia con i pennarelli? O si fingono di allentare gli anelli di una catena?
La curiosità iniziale si fa sorpresa quando il piccolo mondo si vivifica con la presenza delle terapiste. Anima della terapia occupazionale. Figure spontaneamente inclusive, naturalmente empatiche. Nessuna domanda. Solo poche parole per aprire la comunicazione.
Raccontami la tua storia, se ti va… Hai gli occhi stanchi oggi…C’è l’hai fatta, brava… Prova ad appoggiare la tua gamba sulla mia…
Queste parole, seppur semplici e ordinarie, diventano balsamo per anime ferite, che a volte vogliono essere solo ascoltate. E le indicazioni pratiche diventano vere e proprie strategie di sopravvivenza, non foss’altro per allacciarsi le stringhe o farsi la coda. Inizia così il cammino “lento” di una relazione basata sulla fiducia che si fa affidamento. Si attende l’ora della Ti-O, si fanno proposte su cui confrontarsi, si condividono anche momenti così delicati da poter essere considerati intimi.
La terapia occupazionale collega, potenzia, ottimizza tutte le altre “terapie” in un progetto olistico che merita di essere valorizzato.”